venerdì 24 aprile 2015

Travaglio Vintage: Mentana, Mediaset e...

E' interessante, molto interessante, rileggere "come eravamo" (?) attraverso gli occhi di un osservatore polemico e - ahilui - intelligente, a distanza di qualche anno. Da notare che il povero Mentana, infine, ha trovato il suo approdo lavorativo (ancorché di nicchia), ma, stranamente, quando il "campo" di B. si è ristretto, il che è la prova del nove dell'attendibilità dell'analisi di Travaglio.




giovedì, 18 giugno 2009

Perché la Tv Non Ha Più Bisogno di Protagonisti 

di Marco Travaglio

Ho polemizzato spesso con Enrico Mentana. Pensavo e scrivevo che la sua faccia pulita e credibile di professionista serio fosse una foglia di fico per coprire le vergogne di Silvio Berlusconi e del suo gruppo, dalla cacciata di Montanelli dal Giornale nel 1994 all’editto bulgaro contro Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi nel 2002. Dopo quell’editto, Mentana disse in una delle ultime puntate de Il Raggio Verde che Biagi, Santoro e Luttazzi erano in una botte di ferro, perché nessuno avrebbe osato licenziarli. Poi sappiamo come andò: sparirono tutti e tre da tutte le televisioni e vi fecero ritorno solo nel 2006 (con l’eccezione di Luttazzi, che continua a pagare la sua libertà con l’ostracismo a reti unificate). Quando Mentana fu rimosso dal Tg5 che aveva creato con le sue mani, per cedere il posto a Carlo Rossella, ma fu risarcito con la direzione editoriale delle news Mediaset e con un programma di approfondimento (Matrix), annunciò che avrebbe fatto concorrenza a Bruno Vespa, ma senza ricorrere alla “neraccia” di Cogne, Erba, Perugia e Garlasco. Poi, purtroppo, si tuffò a capofitto su quei delitti. Ma gli bastò intervistare Antonio Di Pietro per finire nel mirino di Fedele Confalonieri. Così, quando si dimise da direttore editoriale la sera in cui Canale5 preferì il Grande Fratello alla tragedia di Eluana, fu licenziato in tronco anche da Matrix e sostituito su due piedi dallo scialbo Alessio Vinci. Il senso di quel gesto l’ha spiegato Fedele Confalonieri, con un’immagine volgare e truculenta: “I cimiteri sono pieni di indispensabili”. Puoi essere il più bravo del mondo, ma per noi vali quanto un paracarro. La tv commerciale, nata collezionando talenti unici e volti noti e riconoscibili, oggi può tirare avanti con gente anonima e incolore, come il battaglione di nullità trasformate in celebrità dai reality e dai talent (si fa per dire) show. Gente possibilmente poco pensante e di poche pretese, che vive di luce riflessa e dunque non crea problemi. Tanto la gente si beve tutto. Nel suo libro, Mentana riporta una lunga mail che inviò un anno fa a Confalonieri, dopo una cena fantozziana dei direttori Mediaset che si congratularono a ogni portata per la vittoria elettorale del padrone appena tornato a Palazzo Chigi. Enrico si sentì come un pesce fuor d’acqua, mentre i suoi “colleghi”, che avevano votato tutti per lo stesso partito, parlavano di politica, invece che di informazione. Chiese a Confalonieri un aiuto per uscire “in punta di piedi” da quello che non era più un gruppo editoriale, ma “un comitato elettorale di Forza Italia”. La mia prima tentazione è stata di domandargli: perché hai impiegato tanto ad accorgertene? Ma, ripensandoci meglio, ha ragione Mentana: non è sempre stato così. Pur a sovranità limitata, il gruppo Mediaset è stato per anni abbastanza polifonico. Nella seconda metà degli anni ’90, oltre a Mentana vi lavoravano Santoro e la banda Dandini, Luttazzi e Paolo Rossi. Troppe teste pensanti, e libere, per liquidarle come foglie di fico. Poi gli sbalzi di libertà si chiusero l’uno dopo l’altro. Libere scelte di un gruppo editoriale, si dirà. Giusto, tranne che per una in particolare. Come mai Mentana, uno dei giornalisti più riconoscibili e apprezzati del Paese, portatore di ascolti e dunque di pubblicità, non lo chiama nessuno? In un mercato davvero libero, uno come lui se lo strapperebbero di mano le altre tv. Non mi pare sia così. Come non fu così quando Biagi, Santoro e Luttazzi furono espulsi dalla Rai. Quando il Sultano licenzia o fa licenziare qualcuno, non si trova nessuno che lo ingaggi. Altro che libero mercato. Altro che mercato.



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